Ecce Homo. La Passione delle voci

ecce-homo-gazzetta-di-parmaRegia e progetto scenico Franco Brambilla
Progetto drammaturgico e consulenza musicale Pietro Sassu

Maestro del coro
Don Antonio Saanna
Con
Coro Cantori della Resurrezione di Porto Torres
Coro di Castelsardo
E con
Tanino De Rosa, Alessandra Lappano, Stefania Luberti, Roberto Mantovani,
Costumi: Elena Cicorella
Attrezzeria: Giada Fornaciari
Luci: Marco d’Andrea, Fabio Vignaroli
Produzione: La Corte Ospitale

Le festività di Natale e della Pasqua segnano i momenti di più alto significato della cristianità e si arricchiscono di una intensa partecipazione popolare perché coincidono con momenti cruciali dell’annata agraria: l’inizio dell’inverno e la primavera.
La Settimana Santa resta ancora, in diverse regioni italiane, il luogo della convergenza tra liturgia ufficiale e paraliturgia popolare. L’intreccio dei due livelli celebrativi è oggi poco visibile con la scomparsa del latino dalla liturgia ufficiale e, soprattutto, con la sostanziale soppressione del canto gregoriano. Gesti, riti, comportamenti festosi, devozione e gusto dello spettacolo si intrecciavano fittamente lasciando però alla voce un ruolo primario: il suono della parola liturgica e del commento nelle diverse parlate locali, il canto liturgico gregoriano, i primi timidi intrecci polifonici, le espressioni musicali popolari. Questo insieme di suoni vocali era il luogo delle emozioni più profonde, della partecipazione devozionale più intensa.
L’unione di queste diverse componenti vocali, strappate dai loro contesti restituite alla loro nuda e del tutto autosufficiente forza evocativa, è la chiave dello spettacolo. Il dispiegarsi drammatico degli eventi non richiede un esplicito racconto ma una compiuta espressione emozionale attraverso l’alternanza della parola recitata, del canto gregoriano, delle prime forme di polifonia (giunte quasi sempre anonime), delle melodie di ascendenza medievale e delle cupe polivocalità popolari.
La Sardegna conserva in modo più integro atti paraliturgici (ma soprattutto espressioni musicali) ancora attivi in diverse regioni. La provenienza, già dal Medioevo, è umbro-toscana, con ulteriori acquisizioni (a partire del XVII secolo) negli anni della dominazione spagnola.
Laddove questi canti si tramandano (ne sono di solito custodi i sodalizi confraternali) impongono la loro centralità come luogo dell’interpretazione emotiva degli eventi della Passione.

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